Moscou, 1927. Que ses propres histoires se mêlent à la réalité au point de prendre vie: n'est-ce pas le rêve secret de tout narrateur? C'est ce qui arrive à Aleksandr Bogdanov, écrivain de science-fiction, mais aussi révolutionnaire, scientifique et philosophe. Alors que les préparatifs sont en cours pour célébrer le dixième anniversaire de la révolution d'Octobre et que l'épreuve de force entre Staline et ses adversaires approche, l'auteur du célèbre Red Star reçoit la visite d'un personnage qui semble provenir directement des pages de son roman.
Maria e Tzia Bonaria vivono come mamma e figlia, ma la loro intesa ha il valore speciale delle cose che si sono scelte. La vecchia sarta ha visto Maria rubacchiare in un negozio, e siccome nessuno la guardava, ha pensato di prenderla con sé, perché «le colpe, come le persone, iniziano a esistere se qualcuno se ne accorge». E adesso ha molto da insegnare a quella bambina cocciuta e sola: come cucire le asole, come armarsi per le guerre che l'aspettano, ma soprattutto come imparare l'umiltà di accogliere sia la vita sia la morte.
Lo stile, le fonti letterarie, l'intertestualità con le opere di Levi successive. Un libro indispensabile per tutti gli studiosi di Primo Levi e per chi voglia approfondire la lettura di un'opera chiave del Novecento. «Il mio commento all'opera è stato concepito come un umile lavoro di servizio. Vòlto soprattutto a scavare, da una parte, dentro la ricca miniera letteraria dalla quale provengono molte parole, molte espressioni di Se questo è un uomo: una miniera in cui il metallo-Dante sta accanto alla gemma-Baudelaire, per fare un solo esempio della diversità fra i materiali. Per un altro verso, questo commento esplora le relazioni che intercorrono fra quelli che Levi definisce i "derivati grammaticali" (per esempio, i frequentissimi ossimori e, soprattutto, le ripetute congetture, i molti periodi ipotetici) e una visione del mondo che si presenta "nemica di ogni infinito", affascinata ma al tempo stesso sospettosa sia di fronte all'estremo dei dèmoni e dei degeneri, sia di fronte all'altro estremo dei martiri e dei santi».
Pietro è un ragazzino di città, solitario e un po' scontroso. La madre lavora in un consultorio di periferia, e farsi carico degli altri è il suo talento. Il padre è un chimico, un uomo ombroso e affascinante, che torna a casa ogni sera dal lavoro carico di rabbia. I genitori di Pietro sono uniti da una passione comune, fondativa: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. La montagna li ha uniti da sempre, anche nella tragedia, e l'orizzonte lineare di Milano li riempie ora di rimpianto e nostalgia. Quando scoprono il paesino di Grana, ai piedi del Monte Rosa, sentono di aver trovato il posto giusto: Pietro trascorrerà tutte le estati in quel luogo "chiuso a monte da creste grigio ferro e a valle da una rupe che ne ostacola l'accesso" ma attraversato da un torrente che lo incanta dal primo momento. E li, ad aspettarlo, c'è Bruno, capelli biondo canapa e collo bruciato dal sole: ha la sua stessa età ma invece di essere in vacanza si occupa del pascolo delle vacche. Iniziano così estati di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri più aspri. Sono anche gli anni in cui Pietro inizia a camminare con suo padre, "la cosa più simile a un'educazione che abbia ricevuto da lui". Perché la montagna è un sapere, un vero e proprio modo di respirare, e sarà il suo lascito più vero: "Eccola li, la mia eredità: una parete di roccia, neve, un mucchio di sassi squadrati, un pino". Un'eredità che dopo tanti anni lo riavvicinerà a Bruno.
L'arte della gioia è un libro postumo: giaceva da vent'anni abbandonato in una cassapanca e, dopo essere stato rifiutato dai principali editori italiani, venne stampato in pochi esemplari da Stampa Alternativa nel 1998. Ma soltanto quando uscí all'estero - in Francia, Germania e Spagna - ricevette il giusto riconoscimento. Nel romanzo, tutto ruota intorno alla figura di Modesta: una donna vitale e scomoda, potentemente immorale secondo la morale comune. Una donna siciliana, una «carusa tosta» in cui si fondono carnalità e intelletto, che attraversa bufere storiche e tempeste sentimentali protetta da un infallibile talismano interiore: «l'arte della gioia». Modesta nasce il primo gennaio del 1900 in una casa povera, in una terra ancora piú povera. Ma fin dall'inizio è consapevole, con il corpo e con la mente, di essere destinata a una vita che va ben oltre i confini del suo villaggio e della sua condizione. Ancora ragazzina è mandata in un convento e da lí, alla morte della madre superiora che la proteggeva, in un palazzo di nobili. Qui il suo enorme talento e la sua intelligenza machiavellica, le permettono di controllare i cordoni della borsa di casa, e di convertirsi in aristocratica attraverso un matrimonio di convenienza. Tutto ciò senza mai smettere di sedurre uomini e donne di ogni tipo. Amica generosa, madre affettuosa, amante sensuale, Modesta attraversa la storia del Novecento con quella forza che distingue ogni grande personaggio della letteratura universale.
Arturo, il guerresco ragazzo dal nome di una stella, vive in un'isola tra spiagge e scogliere, pago di sogni fantastici. Non si cura di vestiti né di cibi. È stato allevato con latte di capra. La vita per lui è promessa solo di imprese e di libertà assoluta. E ora ricorda. Queste sono le sue memorie, dall'idillio solitario alla scoperta della vita: l'amore, l'amicizia, il dolore, la disperazione. Secondo romanzo della Morante dopo Menzogna e sortilegio (1948), L'isola di Arturo confermò tutte le qualità della scrittrice romana: l'impasto di elementi realistici e fiabeschi, la forte suggestione del linguaggio. Arturo, come Elisa in Menzogna e sortilegio, "si porta addosso la croce di far parte non di un oggi ma di un sempre".
Lessico famigliare è il libro di Natalia Ginzburg che ha avuto maggiori e più duraturi riflessi nella critica e nei lettori. La chiave di questo romanzo è delineata già nel titolo. Famigliare, perché racconta la storia di una famiglia ebraica e antifascista, i Levi, a Torino tra gli anni Trenta e i Cinquanta del Novecento. E Lessico perché le strade della memoria passano attraverso il ricordo di frasi, modi di dire, espressioni gergali. Scrive la Ginzburg: "Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all'estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c'incontriamo, possiamo essere, l'uno con l'altro, indifferenti, o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase, una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. Ci basta dire 'Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna' o 'De cosa spussa l'acido cloridrico', per ritrovare a un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole".
Clara Salvemini, la fille aînée d'une grande famille d'entrepreneurs, marche nue et couverte de sang en pleine nuit, puis est retrouvée morte au pied d'un immeuble. L'opinion suppose un suicide. Peut-être la jeune femme était-elle liée aux affaires douteuses de son père, ou bien c'est la relation avec son frère Michele, instable et rebelle, qui l'a poussée à passer à l'acte.
Sono ventuno gli elementi chimici che danno il titolo ai racconti di questo libro, e ventuno i capitoli di un autobiografia che per affinità e accostamenti corre sul filo di una storia personale e collettiva, affondando le radici nell'oscura qualità della materia, raccontando le storie di un mestiere "che è poi un caso particolare, una versione più strenua del mestiere di vivere".
Una ragazzina che da un giorno all'altro perde tutto - una casa confortevole, le amiche più care, l'affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per «l'Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita.
Avril 1945. Avec la fin de la guerre, le commissaire De Luca veut se distancier de son passé au sein de la police politique et enquête désormais précisément sur ces délits courants qui, en cas de dissolution d'un régime, passent certainement à l'arrière-plan. Mais les choses ne se passent pas comme prévu. Rien n'est pris pour acquis
Che cos'è l'andare in montagna senza la conquista della cima? Un atto di non violenza, un desiderio di comprensione, un girare intorno al senso del proprio camminare. Opera di narrativa che prende spunto da un viaggio realmente accaduto, taccuino di viaggio, ma anche il racconto illustrato, caldo, dettagliato, di come vacillano le certezze col mal di montagna, di come si dialoga con un cane tibetano, di come il paesaggio diventa trama del corpo e dello spirito. Perché l'Himalaya non è una terra in cui addentrarsi alla leggera: è una montagna viva, abitata, usata, a volte subita, molto lontana dalla nostra. Per affrontarla serve una vera spedizione, con guide, portatori, muli, un campo da montare ogni sera e smontare ogni mattina, e soprattutto buoni compagni di viaggio. Se è vero che in montagna si cammina da soli anche quando si cammina con qualcuno, il senso di lontananza e di esplorazione rinsalda le amicizie. Le notti infinite in tenda con Nicola, l'assoluta magnificenza della montagna contemplata con Remigio, il saliscendi del cammino in alta quota, l'alterità dei luoghi e delle persone incontrate. Questo è il viaggio che Paolo Cognetti intraprende sul finire del suo quarantesimo anno, poco prima di superare il crinale della giovinezza.
Nessuno vuole ammetterlo, ma a Bologna c'è un assassino seriale: è l'Iguana, che assume di volta in volta l'identità delle sue vittime, per sfuggire alle "campane dell'inferno" che gli risuonano nelle orecchie. Tocca a Grazia cercare di prenderlo, e più delle sofisticate tecnologie che usa, le servirà l'intuito e la capacità di ascolto di Simone, cieco dalla nascita. Mentre cacciatore e preda si scambiano continuamente i ruoli, vediamo la scena ora con gli occhi attenti e ansiosi di Grazia, ora con lo sguardo febbricitante e doloroso dell'Iguana, o la percepiamo come un concerto di suoni e di voci, un complicato e fantastico arabesco mentale, quando la soggettiva è di Simone. E la città che così prende forma sotto i nostri occhi, fitto reticolo di trame e di ossessioni, è insieme la sorprendente megalopoli italiana che si stende su tutta l'Emilia, e anche il teatro magico dove tutte le storie possono accadere.
Le "Favole al telefono" di Gianni Rodari non conoscono il passare del tempo: i paesi visitati da Giovannino Perdigiorno, imprevedibile viaggiatore, la minuscola Alice Cascherina, i personaggi anticonformisti e gli eventi imprevisti, le dolcissime strade di cioccolato e i saporitissimi palazzi di gelato, i numeri paradossali e le domande assurde capaci di far riflettere il lettore costituiscono i punti di forza di quella inesauribile capacità di invenzione, che Gianni Rodari coniugava con la puntuale osservazione della realtà contemporanea all'insegna dell'eleganza, dell'ironia, della freschezza. Età di lettura: da 6 anni.